Dopo cinquant’anni, i Rolling Stones tornano alle loro origini, incidendo un album di standard blues. Vediamo com’è.
Il nuovo album realizzato in studio dai Rolling Stones arriva in questi giorni in tutti i negozi. Il disco succede a A Bigger Bang dopo undici anni, periodo cui la band si è soprattutto concentrata sull’attività live, sui Greatest Hits di varia natura e in progetti solisti. La genesi di Blue & Lonesome avviene quasi per caso durante lo scorso dicembre, quando, cercando di capire in che direzione andare per il loro nuovo lavoro, gli Stones si sono ritrovati a incidere un album di soli pezzi blues. L’assenza di canzoni a firma Glimmer Twins, è la sorpresa maggiore, anche perché non avveniva praticamente dall’inizio della loro carriera. E se vi domandate a quando risalga, provate a chiederlo proprio a loro.

I Rolling Stones non includevano almeno un pezzo di Jagger & Richards nei propri lavori dal 1964, anno in cui rilasciarono il loro primo album, dopo alcuni EP di cover blues. Con questo nuovo disco la storia di una delle band più longeve e influenti di sempre prende una parabola circolare e i nostri, dopo anni in cui hanno sperimentarono anche altri generi (con risultati non sempre ottimali), tornano apparentemente dove tutto è iniziato.
Il blues è sempre stato la passione degli Stones, il fuoco da cui tutto è nato, fin da quando Mick si perdeva nelle storie di Bo Diddley, Keith provava a replicare i suoni di Muddy Waters e Brian scappava dal Diavolo assieme a Robert Johnson (finendo la sua corsa nel 1969). Per questo non sorprende più di tanto questo lavoro pieno di cover, perché bene o male tutti si aspettavano qualcosa di simile dal gruppo che prende il nome proprio da una canzone di Waters (magari prima che le chitarre diventassero troppo pesanti).
Le canzoni scelte non sono tra gli standard che si sentono spesso in lavori del genere, forse perché la band ha voluto focalizzarsi su pezzi che le stavano più a cuore, scegliendo tracce scritte prevalentemente negli anni 50/60 da mostri sacri come Little Walter, Willie Dixon e Howlin’ Wolf.

L’intera tracklist, suonata in presa diretta e priva di eccessivi interventi successivi, mostra i Rolling Stones in stato di grazia, completamente immersi nel loro elemento. Blue And Lonesome, Just Your Fool, Hoo Doo Blues, Little Rain e Ride ‘Em On Down sono i pezzi migliori, quelli in cui emerge la vera natura passionale e devota del gruppo, con slanci che cancellano i milioni di chilometri suonati percorsi in 50 anni.
In un paio di canzoni appare anche Eric Clapton, precisamente in Everybody Knows About My Good Thing e I Can’t Quit You Baby, in cui la sua chitarra disegna solchi pieni d’intensità e ispirazione.
Blue & Lonesome è un album in cui gli Stones vanno alla ricerca delle loro radici e queste, una volta afferrate, donano loro una seconda (terza, quarta?) miracolosa giovinezza, a dimostrazione che se anche il tempo lascia i suoi segni, non intacca lo spirito. Almeno in questo caso.