Il ritorno di uno dei migliori artisti di questa generazione.
Non è stato sicuramente facile per Kamasi Washington rientrare in studio e confrontarsi con quel capolavoro assoluto che è stato The Epic, la sua scintillante opera tripla pubblicata un paio d’anni fa.
Il jazzista si era fatto conoscere grazie alla sua partecipazione a un altro album fondamentale di questo decennio, quel To Pimp A Butterfly di Kendrick Lamar, vero caposaldo dell’hip hop. Da lì la partecipazione a vari festival per lo più dedicati a gruppi rock e hip hop, che gli hanno aperto le porte del grande pubblico e la possibilità di pubblicare il suo primo lavoro: The Epic aveva messo in evidenza un artista capace di miscelare funk, soul e jazz in una torrenziale suite da cui era impossibile non restare affascinati.
Harmony Of Difference è un EP (lungo quasi come un album standard) che prova a ribadire lo stato di grazia del sassofonista: Kamasi Washington condensa in poco più di mezz’ora sei brani incentrati sulle qualità necessarie a risollevare le sorti morali degli Stati Uniti (Desire, Humility, Knowledge, Perspective, Integrity, Truth).
Le sonorità riecheggiano lo stile di The Epic, di cui Harmony Of Difference pare una prosecuzione: dall’evocativa e ovattata Desire si passa al funky di Humility; dalla suadente Knowledge alla morbida Perspective; dalla latineggiante Integrity all’epica Truth, in cui tutta la big band e il maestoso coro accompagnano l’ascoltatore alla fine di questo viaggio sonoro entusiasmante.
Kamasi Washington sembra un artista di un’altra epoca (l’enorme tunica, le collane, l’attitudine a santone, il carisma del fuoriclasse) che è stato scaraventato per caso in questo periodo a volte così arido di novità interessanti dal punto di vista musicale: il suo è un jazz spiritualmente vicino a John Coltrane, visionario alla stregua di Miles Davis ed evocativo come quello di McCoy Tyner.
L’essere classica e allo stesso tempo alternativa rende la musica di Kamasi Washington affascinante e seducente: il suo è un jazz emozionante e potente, intenso e melodico, desideroso di essere il punto di congiunzione tra i tanti scenari sonori che popolano il panorama odierno, assorbendone le influenze in cui soffiare dentro tutto lo straripante talento del sassofonista.
Forse non diventerà mai un Miles Davis o un John Coltrane (però sognare non costa nulla), ma per ora Kamasi Washington è sicuramente uno dei migliori interpreti di quella lunga storia di passione, energia, forza e inventiva che da sempre caratterizzano il jazz.
Ecco, non è tanto visibile, ma a me piace molto. l’ho “incontrato” tramite il mio amico Jak.
Kamasi meriterebbe di essere più visibile possibile, vista la sua bravura.
[…] segnalati la seducente e cruda Hang On Me, la lisergica e malinconica Pills (il cui sax finale di Kamasi Washington la trascina dalle parti dei Pink Floyd), il funk elettronico alla Prince della title track, la […]
Video formidabile, mi ricorda certe atmosfere di 20/30 anni fa, più drum’n’bass e trip-hop che acid jazz. Interessante pure KEXP, non so cosa sia ma ci trovo spesso cose interessanti; lo so che non sono veri live, non c’è il pubblico, ma non è facile trovare video live di buona qualità.
Kexp è (tra le altre cose) una stazione radio con un canale video degno di nota e una attitudine alla musica alternativa statunitense che si porta dietro da 40 anni. Il video di Kamasi è molto bello e coinvolgente: se continua così, il sassofonista è destinato a grandi cose.