La serie di Adult Swim è sempre più un cult.
Rick & Morty sono arrivati da poco alla terza stagione e le storie con l’eccentrico e per nulla accomodante scienziato (con evidenti problemi di alcolismo), accompagnato dal facilmente suggestionabile nipote, sono sempre più da considerarsi uno dei cult televisivi di questi anni.

Persino i Simpson nel 2015 hanno voluto celebrare la serie con uno dei loro famosi intro (anche se Bart non l’ha presa benissimo, visto l’epilogo, e si è lasciato sfuggire un comprensibile “No more guest animators, man!”)
La serie ideata da Justin Roiland e Dan Harmon nasce nel 2013 e superficialmente sembra una parodia di Ritorno al futuro con una sorta di Doctor Who come protagonista, ma in realtà, sfruttando le vicende fantascientifiche, traccia un riuscitissimo affresco sui sempre difficili rapporti familiari.
Dopo le prime due pirotecniche stagioni, le aspettative nei confronti di Rick & Morty erano notevoli e non si può dire che siano state deluse: gli autori sono riusciti ad alzare ulteriormente l’asticella qualitativa della serie animata, mostrandosi in grado di sbrigliare la matassa con cui la seconda stagione si era conclusa. Il cliffhanger, che aveva visto Rick consegnarsi alla Federazione Galattica, viene risolto praticamente all’inizio del primo episodio e le seguenti puntate vengono sfruttate dagli sceneggiatori per riportare la serie a una sorta di punto zero, con lo scienziato che lascia trasparire come non mai segnali di umanità quasi inaspettati.

Nei nuovi episodi si fa strada una disillusione di fondo per quello che si lascia indietro e per ciò che non si può più aggiustare (nonostante la presenza di un genio quasi divino) e questo rende ancora più intensi i rapporti tra i personaggi. Se vogliamo, l’elemento principale che caratterizza questa terza stagione è lo sviluppo del personaggio di Rick, il cui consueto nichilismo viene messo a dura prova dagli eventi e lo costringe a cercare di dare una sorta di normalità alla propria disfunzionale famiglia.

Il Rick che prova a riprendersi indietro la sua famiglia, facendo allontanare il genero mai del tutto gradito e spesso umiliato, è diverso da quello dei primi episodi, in cui era quasi disinteressato alle conseguenze che si ripercuotevano su Morty durante i viaggi interdimensionali: dietro quella maschera insensibile e odiosa forse c’é qualcosa di vagamente umano, che nelle prossime stagioni, magari, verrà ancora approfondito.

Chiaramente, essendo sostanzialmente una sit-com animata in stile Simpson e Futurama, Rick & Morty mantengono pressochè inalterate le strutture narrative degli episodi: pur sfondando a ripetizione la quarta parete e ammiccando senza ritegno agli spettatori, la frenesia e lo scompiglio delle storie riconducono sempre a un finale bene o male lineare (il che è quasi un miracolo, a volte).
Il cinismo che trasuda da ogni dialogo di Rick & Morty e l’apparente incuranza per le reazioni degli spettatori sono le carte vincenti di questa serie, che è talmente ben scritta, profonda e mai banale da affascinare e conquistare senza sforzo, nonostante provi in tutti i modi a rendersi antipatica e sgradevole. Questa nuova stagione ricompone faticosamente lo status quo della famiglia Smith, che nell’ultimo episodio ritrova una sorta di equilibrio formale e prelude a nuovi interessanti sviluppi: aspettiamo con ansia di vedere le prossime avventure del geniale e ruttante nonno e del suo arrendevole nipote. Speriamo che non ci vogliano altri due anni, la cosa comporterebbe una serie di “Oh Jeez, Oh Man” in stile Morty quasi infinita.