The Killers e il loro Wonderful Wonderful

Il ritorno della band di Brandon Flowers.

Brandon Flowers, durante la presentazione del suo nuovo lavoro, ha provato spesso quasi a scusarsi per Battle Born. Wonderful Wonderful (titolo che promette molto e non riesce più di tanto a mantenere) segna il ritorno sulle scene dei The Killers, che mancavano dai negozi dal 2012. Dopo il mezzo passo falso dell’album precedente, il gruppo americano doveva per forza di cose ritrovare la brillantezza dei bei giorni andati, evitando d’incespicare ancora.

I The Killers erano partiti alla grande un decennio fa, con quell’Hot Fuss che li aveva lanciati e fatti conoscere al pubblico grazie a pezzi trascinanti come Somebody Told Me, Jenny Was A Friend Of Mine e Mr. Brightside.

Le influenze in questo album sono molteplici e ravvisabili in brani come The man (funky alla Robert Palmer invischiato tra i Daft Punk e David Bowie), The Calling (i Depeche Mode di Personal Jesus), Wonderful Wonderful (gli U2 di Achtung Baby), Life to Come (sempre gli U2, stavolta quelli più recenti), mostrando un gruppo dedito a esplorare nuovi territori musicali.

Nonostante l’impressione che i The Killers abbiano davvero subito il contraccolpo di Battle Born (e il momentaneo abbandono di Mark Stoermer e Dave Keuning lo sta a testimoniare), perdendo anche molte delle certezze acquisite nel tempo, la verve della band appare ancora capace di destarsi dal suo torpore: l’accorata Rut e le incandescenti  Run For Cover e Tyson Vs. Douglas testimoniano che c’é ancora vita dalle parti di Las Vegas.

Battle Born non viene replicato (e non è poco), ma Wonderful Wonderful non riesce a farlo dimenticare del tutto, forse perché Flowers e compagni ancora devono metabolizzarlo. I The Killers rimangono apparentemente una band convalescente e, anche se in grado di realizzare un album che sembra riprendere la marcia interrotta dal disco precedente, iniziano a non apparire in grado di spiccare quel salto qualitativo verso l’Olimpo dei grandi che sembrava a un certo punto alla loro portata.

I tempi di Day & Age (e soprattutto di Human) appaiono più lontani di quello che può sembrare.

 

4 commenti

  1. Il loro primo album mi piacque moltissimo. Poi dopo li ho trovati “inconcludenti”. Fecero un concerto a Roma insieme ai Franz Ferdinand. The Killers cantavano in coda; sono andata via prima che finissero la loro esibizione (lo so, sono pessima!).

    • Il loro peccato originale è stato quello di presentarsi subito con un album che sembrava promettere una successiva carriera altisonante, per poi non riuscire mai a mantenere le aspettative: non sono i primi e neanche gli ultimi. E poi non sei pessima: se te ne sei andata ci sarà un motivo 😊

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