The Young Pope, la prima stagione della serie televisiva di Paolo Sorrentino, riesce in quasi tutto quello che ci aveva promesso.
The Young Pope, nonostante i dubbi sollevati prima della messa in onda su Sky, si è rivelata una serie TV che è valsa la pena di vedere e che ha probabilmente allargato l’orizzonte di quanto possiamo aspettarci dalle future serie televisive.
La prima opera televisiva di Paolo Sorrentino ha messo in evidenza una scrittura e una cura notevoli, oltre a una regia (e su questo c’erano pochi dubbi) che ha riempito gli occhi con trovate e suggestioni degne di un film.
E infatti di un film dobbiamo parlare, lungo più di 10 ore se vogliamo, ma che scorre potente come un unicum, e mentre lo fa ci investe con citazioni, tradimenti, riconciliazioni, costumi stupendi, preghiere, musiche, dispute teologiche.


Molte sigarette.
Tante sigarette.
L’irriverente sigla di The Young Pope
La sigla mette subito in chiaro come stanno le cose per Sorrentino e il suo Papa. Pio XIII ci accompagna attraverso una sala, probabilmente un museo, dove i quadri appesi vengono perforati da una stella cometa che, alla fine della sua corsa, diventa un meteorite e finisce sulla statua del Giovanni Paolo II di Cattelan. Il tutto sulle note di All Along the Watchtower di Bob Dylan nella bella versione di Devlin e Ed Sheehan.
Questo attraversare la storia della Chiesa, le sue dottrine, leggi e debolezze, con un passo sicuro e ammiccante, rende perfettamente l’idea di dove Lenny Belardo vuole dirigersi, o almeno crede.
Infatti la contraddizione è l’elemento su cui si fonda il papato di Pio XIII, fondato sulla chiusura e sulla sfida verso il mondo, che deve inchinarsi come un tempo alla volontà della Chiesa.
La sua, almeno per grande parte delle 10 puntate, è una lotta per farsi notare e accettare, perché anche se è il sovrano della Madre Chiesa, la sua storia di bambino abbandonato non può essere dimenticata, almeno non del tutto.
I temi della serie
L’onirico inizio di The Young Pope ci trasporta dentro al sogno in cui Lenny si arrampica attraverso una moltitudine di corpi di bambini e si immagina un discorso d’insediamento che provocatorio è dir poco.

Ma la realtà contrasta fortemente con ciò che ha sognato e, come un dio vendicativo, Lenny scaglia strali velenosi e minacciosi verso il mondo, che vuole scegliere come deve essere la Chiesa e cosa farsi piacere.
L’istituzione, secondo il nuovo Papa, deve essere scelta e abbracciata in tutta la sua interezza, proprio come dovrebbe fare una madre con un figlio.
Con questo continuo gioco delle coppie padre-figlio, madre-figlio, The Young Pope vive gran parte delle relazioni tra i vari interpreti, cercando di risolvere i dissidi che si creano.
Lenny si scontra più volte con il cardinale Spencer, a cui ha soffiato la carica pontificia e che da sempre si è occupato di lui come un figlio; così come il rapporto con Suor Mary (che l’ha cresciuto e accudito dopo l’abbandono dei genitori) vive di mille ambiguità fino alla fine.
Ma non è solo la famiglia o quello che ne rimane al centro di The Young Pope: Pio XIII, durante il suo papato, si trova ad affrontare temi delicati per la Chiesa, come l’omosessualità dei preti, la pedofilia, il rapporto con altri credi.
Quello che emerge più degli altri è l’insicurezza dell’esistenza di Dio, o meglio, la ricerca della fede che sostenga il credere in Dio. Lenny più volte ammette di non credere, di non essere all’altezza del suo compito perché privo di quella convinzione che Dio sia effettivamente presente in lui, lasciando interdetti coloro a cui lo confida: se il Papa è il primo ad aver dubbi, tutto quello su cui è costruita la Chiesa rischia di crollare.
I personaggi di The Young Pope
Oltre ai temi trattati, la grande forza di The Young Pope sta nei personaggi e i loro interpreti.

Silvio Orlando riesce nell’impresa di recitare in inglese e di caratterizzare squisitamente il Cardinale Voiello, il Segretario di stato che si arrabatta nel tentativo di estromettere Lenny dalla sua carica, provando a ricattarlo o cercando di ordire vari tranelli.
La capacità di Sorrentino di non disegnare personaggi monodimensionali, permette all’attore di far emergere anche il lato più umano di Voiello, che mostra con orgoglio la sua passione per il Napoli (e per l’ex Higuain), mentre nasconde gelosamente il rapporto paterno instaurato con un ragazzo disabile (altro gioco delle coppie padre-figlio).
Inoltre, sul finire della serie, si innamora di colei che a lungo è stata la sua avversaria: Suor Mary.

Interpretata da Diane Keaton, la suora si trova costretta dal nuovo Papa a entrare negli ingranaggi politici del Vaticano, vivendo con enorme difficoltà il passaggio dalla provincia americana agli intrighi del potere, pur riuscendo abbastanza velocemente a conformarsi all’ambiente.
E’ una donna che accetta fino a un certo punto le decisioni di Lenny, arrivando a contrastarle con forza in più di un’occasione, ma che è pronta a proteggerlo da ogni pericolo e soprattutto da sé stesso.

Esther, la moglie di una guardia svizzera, viene coinvolta negli intrighi di Voiello per la sua amicizia con Lenny e costretta a sedurlo: Pio XIII non cade in tentazione e, anzi, prega perché la donna trovi la maternità tanto agognata.
Il Cardinale Spencer (James Cromwell) contrasta a lungo Lenny, rimproverandolo della sua inadeguatezza e di avergli sottratto il pontificato, il sogno di una vita.

Durante The Young Pope Spencer viene a più riprese coinvolto da Voiello nelle trame del Palazzo, ma, dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, capisce che il ruolo è consigliare Lenny a essere un Papa e un uomo migliore. Muore sul finire della serie e viene pianto disperatamente da Pio XIII (sempre più orfano).
Un altro personaggio che guadagna spazio fino a essere protagonista di quasi un episodio intero è Monsignor Gutierrez (Javier Camara), un uomo che è molto simile per la sua storia a Lenny e che viene inviato dal pontefice a indagare sul sospetto pedofilo Cardinale Kurtwell.
Ma la star assoluta è Jude Law, che trova in Lenny la possibilità di esprimere tutte le sfumature che la sua bravura gli dona, passando dal turbamento alla ferocia, dalla tristezza al cinismo, dalla solitudine alla noia.
Se non ci fosse stato lui, probabilmente la serie non avrebbe riscosso lo stesso successo.

Dopo aver messo nel sacco i suoi avversari, litigato un po’ con tutti e minacciato praticamente chiunque (persino il premier italiano), nell’ultima puntata Lenny abbandona il suo dogmatismo e la sua chiusura verso gli altri, lasciandosi finalmente abbracciare dalla folla dei fedeli che non aspetta altro.
Oltre i limiti della TV
The Young Pope, per quanto eccezionale e divertente sotto tanti aspetti (soprattutto per le scelte musicali), non è esente da critiche: in alcuni episodi (quelli centrali) si è notata una fase di stanca prima di riprendere il filo del discorso e di portare al termine la storia, mentre alcune scelte narrative (soprattutto negli ultimi episodi) sono sembrate un po’ brusche e forzate.
The Young Pope è una serie che, come molte altre prodotte in questi anni, travalica i limiti della Tv per proiettarsi verso una dimensione più consona al Cinema.
L’annuncio di questi giorni di una seconda stagione rende felici tutti coloro che si sono beati (ehm) divertiti a guardare quest’opera coraggiosa e irriverente, sperando che non si rivelasse una meteora (ops) un fuoco di paglia.