I 5 album del 2016

Piccola lista (assolutamente personale) degli album dell’anno.

Ultimi giorni dell’anno e tempo di bilanci per quanto offerto dalla musica nel 2016.

 

I’m Not Living. I’m Just Killing Time

Al quinto posto tra gli album usciti quest’anno troviamo i Radiohead, che con il loro A Moon Shared Pool si sono tornati ad affacciare nei negozi con un lavoro pieno d’inquietudine e di smarrimento, dove le musiche elettroniche non vengono più abusate come negli ultimi album, ma, pur restando tratto distintivo della loro produzione, vengono  supportate da una maggiore centralità di archi e pianoforte. Un disco che, nonostante i loro tentativi negli ultimi anni di rendersi sempre più impalpabili, rimette i Radiohead al centro della scena musicale.

I’m Ready, My Lord!

Al quarto posto l’ultimo lascito di un poeta come Leonard Cohen, che con You Want It Darker ancora una volta è riuscito a dimostrare quanto l’animo umano sia sempre stato facilmente sondabile dalla sua sensibilità. Cohen in questo disco ricorda anche, per chi non se ne fosse mai accorto, quanta grazia sapesse donare alle sue canzoni con quella voce così scura e consumata dalla vita. Un disco che porta in sé tanti presagi di mortale precarietà. L’ultimo prezioso e intenso regalo di una leggenda.

 

Born Yesterday And Not A Day Before

Al terzo posto un album che se fosse il punto d’arrivo di una carriera come quella dei Rolling Stones non ci sarebbe nulla di male. Blue & Lonesome è un gran disco di standard blues in cui i vecchi leoni ruggiscono ancora tutta la loro classe e, incredibilmente, sembra più appartenere a Mick Jagger che a Keith Richards. Un disco da tenersi stretto perché il blues non è solo un canto di dolore e malinconia, ma, nelle corde degli Stones, diventa un canto in cui sia afferma la loro  (a questo punto eterna) vitalità.

I’ll Be The Boyfriend In Your Wet Dreams Tonight

Al secondo posto c’è Frank Ocean, che torna con Blonde, seguito tribolato e ideale di Channel Orange. E tanto del suo debutto discografico (forse l’avvenimento più importante nella Black Music dell’ultimo quinquennio), in cui il Soul e l’Hip Hop coesistevano armonicamente insieme in un equilibrio innovativo eppure così naturale da sembrare scontato, si ritrova in Blonde. Invece di ribadire semplicemente le grandi qualità di Channel Orange, Frank Ocean innesta su Blonde una maggiore intensità e intimità dei suoni, risultando meno immediato, ma di certo più appagante. Un disco in cui ci si può perdere tra suoni e melodie.

 

Oh I’ll Be Free. Ain’t That Just Like Me

Un album in cui il Jazz si fonde con il Soul e il Trip-Hop e lancia le imbizzarrite incursioni dei sax a sostenere il tutto. David Bowie con il suo Blackstar si congeda in un modo unico da questa dimensione, lasciando dietro un disco enorme per scrittura, storia, liriche e realizzazione. Blackstar rappresenta il suo consapevole lascito non solo ai fans, ma a tutta la musica, ergendosi con una prova maiuscola (se ancora ce ne fosse la necessità) nell’olimpo dei più grandi. Un album che già a gennaio, appena uscito, aveva fatto capire che sarebbe stato la pietra angolare con cui tutti gli altri dischi del 2016 si sarebbero dovuti confrontare. Un disco che non dovrebbe mancare in alcuna collezione e quindi il primo posto di questo 2016.

 

 

2 commenti

    • Grazie. Quest’anno è stato particolarmente facile, anche perché, per certi artisti, quelli pubblicati sono gli ultimi lavori e non ci saranno altre occasioni per ascoltarli.

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