The Blues Brothers, uno dei film cult per definizione.

Nel giugno del 1980, dopo una travagliata lavorazione, esce nei cinema americani The Blues Brothers, film con protagonisti Dan Aykroyd e John Belushi, che interpretano Elwood e Jake Blues.

I personaggi dei Blues Brothers si sono imposti al Saturday Night Live e la loro riuscita ha permesso anche la ai due comici pubblicazione di un paio di album, con buoni risultati di vendite. Il successo di Animal House e di Bluto hanno poi fatto il resto, con Hollywood che vedeva in Belushi la nuova gallina dalle uova d’oro.

blues brothers
Come non crederlo?

Purtroppo la lavorazione del film è fin dalla sua genesi difficile. Dan Aykroyd, che si trova a scrivere la sceneggiatura, deborda, costringendo il regista John Landis (lo stesso di Animal House) a porre rimedio con una sua supervisione dello script, nel disperato tentativo di accorciarlo e renderlo utilizzabile.

La sgangherata trama di Aykroyd, che poi sarebbe stata massacrata dai critici (anche per l’esito al botteghino poco confortante), risulterà nel tempo il vero pilastro del successo del film.

Gli occhiali da sole, i vestiti neri, la Bluesmobile, la “missione per conto di Dio”, le capriole, le cavallette, e “ho visto la luce” sono alcuni dei motivi per cui a distanza di decenni il film è tra i più amati di sempre.

La storia prende spunto dalla volontà dei Blues Brothers di salvare l’orfanotrofio dove sono cresciuti, spingendoli a cercare di racimolare i soldi per pagarne le tasse arretrate e portandoli a essere protagonisti di questo road movie musicale, in cui le scene accanto ad artisti come James Brown, Aretha Franklin, Ray Charles e Cab Calloway rappresentano il loro omaggio alla storia della musica di colore.

Questo voler includere star del passato non viene però ben visto dalla produzione, che spinge per includere nel film artisti con un presente meno polveroso. Ma questo non sarà l’unico problema per la casa di produzione.

Il budget stabilito dai tipi dell’Universal, dopo una stima iniziale di 12 milioni di dollari, si assesta attorno ai 18, ma, con enorme dispiacere delle loro tasche, lievita alla fine delle riprese fino ad arrivare a circa 30 milioni.

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E l’Universal paga!

Questo aumento dei costi, già di partenza molto alti per un film dell’epoca, è dovuto alle enormi spese per le sequenze automobilistiche e per i continui ritardi nella lavorazione della pellicola, dovuti, nella maggior parte dei casi, a uno dei protagonisti.

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State parlando di me?

John Belushi già da qualche tempo fa uso di cocaina, ma le pantagrueliche quantità di cui si narra abusi in quel periodo sono leggendarie. All’epoca (e forse anche oggi) dedicare sul set un po’ di tempo alla neve era normale, ma durante la lavorazione di The Blues Brothers pare si sia giunti a considerevoli eccessi.

Lo stesso Aykroyd dirà scherzosamente in seguito, lasciando intendere che ci sia più di un filo di verità nelle sue parole, che il budget lievitò anche per le spese della droga.

Landis, che si troverà costretto a gettare via la droga dell’attore nel disperato tentativo di controllarne gli abusi, arriverà anche alle mani con Belushi per i continui rinvii e per le sue lunghe pause tra le varie scene. Di fatto l’attore di notte è preso da continui festini e alla ricerca di droga, mentre di giorno dorme o è praticamente strafatto.

John riuscirà anche a sparire letteralmente dal set, finendo addirittura per essere recuperato in una casa vicina, dove, dopo averne saccheggiato il frigo, i proprietari lo troveranno svenuto sul loro divano.

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Del mobile bar non si hanno notizie, ma si sta ancora indagando.

Aykroyd, sempre più preoccupato per lo stato dell’amico, ingaggia Smokey Wendell, una sorta di gorilla specializzato nel controllare le esuberanze “ricreative”delle star, a cui confessa di temere per la vita di Belushi.

Ma i guai per la produzione non sembrano arrestarsi. Ad un certo punto delle riprese uno degli attori (non osiamo immaginare chi) sparisce con la Bluesmobile e percorre un centinaio di miglia fino a che la propria corsa non viene interrotta da una pattuglia della polizia, che lo arresta e sequestra il mezzo.

Non pago, verso la fine delle riprese John riesce anche a ridursi male un ginocchio dopo essere caduto da uno skate, rischiando di nuovo di bloccare il film. Purtroppo il tutto avviene nel week-end, con gli ortopedici che si rendono irraggiungibili per poter intervenire.

L’Universal non si può permettere ulteriori ritardi, soprattutto proprio ora che vedeva la fine di quest’incubo, e riesce a strappare a suon di dollari il rientro in servizio di un noto medico, che rimette a nuovo il ginocchio di Belushi.

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Everybody needs a doctor!

Terminate le riprese, che da luglio si sono protratte fino a fine ottobre, Landis si trova costretto a tagliare svariati minuti del film su indicazione della produzione, che lo considera troppo lungo per i cinema, arrivando con fatica a eliminarne circa 20 minuti.

Finalmente il film viene programmato per il giugno 1980, ma, giunti a questo punto, le aspettative iniziali sono ridotte al minimo, anche perché nel frattempo la stella di Belushi, che avrebbe dovuto trainare la pellicola, si è abbastanza offuscata dopo il flop di 1941: Allarme A Hollywood.

Inoltre lui e Aykroyd hanno lasciato il Saturday Night Live, e si teme che loro assenza televisiva renda meno appetibile e “vendibile” The Blues Brothers, che già di suo non viene ben visto dai proprietari delle sale cinematografiche.

Infatti questi ultimi si rifiutano di proiettare un film pieno di cantanti di colore, che non avrebbe attirato nei cinema i bianchi, e riservano meno sale di quanto ci si possa aspettare per una simile produzione, affossandone gli incassi di fatto già prima dell’uscita.

Come si diceva sopra, la critica stronca l’opera per la pretestuosità e inconsistenza della trama, sostenendo anche che far portare per tutto il film gli occhiali da sole a Belushi, noto per la mimica, sia una stupidaggine. Gli occhiali scuri, invece, hanno probabilmente salvato in parte il film, mascherando il pessimo stato dello sfatto John.

Con gli anni il successo del film è cresciuto fino a farne un cult, cosa che pochi potevano credere al momento della lavorazione, e insieme a Animal House rimane il miglior lascito della bravura e dell’arte di John Belushi, che morirà per overdose solo 2 anni dopo.

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Bluto 4ever!

9 commenti

    • È qualcosa che credo capiti a tanti di noi. Un film così divertente, sgangherato, pieno di musica e di trovate si fa facilmente guardare e riguardare più volte.

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