Sting: 57 Th & 9TH

Sting ritorna alle sue radici rock come non gli succedeva da anni. Vediamo com’è l’album .

Il nuovo lavoro di Gordon Sumner è contraddistinto da un (gradito) ritorno al rock, che non frequentava da almeno il 2003. Questo è sicuramente il suo lavoro più solido dal 1996, anno in cui diede alle stampe “Mercury Falling”.

“Can’t stop thinking about you”, il singolo con cui ha lanciato l’album, catapulta chi lo ascolta nel sound con cui Sting e i Police si sono imposti all’attenzione generale quasi quarant’anni fa, così come “Petrol Head”.

“50.000”, Ballad scritta per onorare la memoria e le tragiche scomparse di questo orribile 2016 di David Bowie e Prince, ribadisce la buona vena dell’artista, confermandoci che, se vuole, Sting è ancora in grado di scrivere belle canzoni. “Le rockstar non muoiono, spariscono” è forse la frase più bella e vera di questo album (se non dell’anno).

“Down down down” e “One fine day” son le tipiche canzoni di Sting, quelle su cui ha costruito la sua carriera solista e che hanno sempre reso più solidi i suoi dischi, soprattutto negli anni 80.

I migliori momenti di questo disco sono concentrati in queste canzoni, percorse dalla necessità di tornare a suonare qualcosa di più immediato e familiare, quasi come se le morti di tanti (troppi) artisti che hanno contraddistinto questi mesi, abbiano spinto Sting a mettere insieme un album che rappresentasse nel miglior modo possibile quello che è stato e quello che ancora potrebbe essere, mosso da un’urgenza che probabilmente non aveva mai mostrato.

7 commenti

  1. Sting io lo adoro a prescindere ma questo nuovo disco mi manca, grazie per la condivisione. Grazie anche per aver visitato il mio blog!
    Buona giornata e buona settimana
    Alexandra

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